Saluto Al Sole

SAN PAOLO SUL PERDONO E CARITA' =

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CAT_IMG Posted on 22/8/2010, 18:44     +1   -1

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INNO alla CARITA' -

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi la Carità,
sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
ma non avessi la Carità
non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato,
ma non avessi la Carità,
niente mi giova.
La Carità è paziente, è benigna la Carità; non è invidiosa la Carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La Carità non avrà mai fine.



Perdono e amore


Viviamo di Lui
Nell'ascoltare il Vangelo ho dovuto dire al Signore che non accettavo che dicesse di me che sono un "servo malvagio". Non sono un servo, sono suo figlio! Non mi sento servo del Signore, Egli mi ama e so che i miei peccati sono già perdonati. Perché il Signore non può accettare che io sia lontano da Lui, che sia da Lui separato. Tutta l'esperienza cristiana non è che l'esperienza di questo amore immenso; di questo amore infinito, senza ragione, ma reale, ma personale.
Sì, mi sento al centro dell'universo, al centro della creazione. So che questo è vero per ciascuno di voi, ma so che il cammino della perfezione, consiste precisamente nella fede, che l'uomo acquista giorno per giorno, ed è la fede in questo amore inconcepibile che Egli ci porta.
Tutto quello che abbiamo udito stamani nelle Letture, non è che un cantico che ci parla di questo amore che perdona, ma non perdona soltanto, sarebbe troppo poco perdonare: o piuttosto, sarebbe già una cosa grande. Ma non è degna di Dio, soltanto il perdono, quasi che Egli cancellasse sì, il debito che gli dobbiamo, ma rimane il ricordo. No, Lui cancella davvero tutto, non rimane che Lui! Lui che vive in noi, noi che viviamo in Lui.
È quello che ci ha detto san Paolo e quello che dice san Paolo è più grande di quello che ci ha detto il Siracide, e sotto certi aspetti è più grande anche di quello che ci dice Gesù nel Vangelo di oggi. Perché anche il Vangelo di oggi è la remissione di un peccato che è grandissimo. I diecimila talenti era, direi, il patrimonio di uno stato, non di una persona. Anche un talento era troppo per una famiglia ricchissima, e qui si parla di diecimila talenti. Sì comunque, però è sempre un perdono. La remissione dei peccati. Invece san Paolo dice qualche cosa di più. "Non viviamo più per noi stessi ma viviamo per Lui". Noi siamo Sua proprietà.

Possiamo noi essere proprietà di Dio?
Possiamo essere davvero proprietà del Signore? Ma Dio è infinitamente povero, Dio non può avere nulla, lo sapevate? Non si può coniugare Dio con il verbo avere, perché il verbo avere dice una deficienza e l'essere che è manchevole ha bisogno che alla mancanza della creatura come tale, supplisca qualcuno, che riempia il vuoto della nostra esistenza col suo amore. Ma Dio non ha bisogno, Dio non può averci come sua proprietà. Però di fatto noi siamo proprietà di Dio; non viviamo per noi stessi ma viviamo per Lui. Com'è possibile tutto questo? Ad una sola condizione, perché Egli ci fa una sola cosa con sé medesimo. Vivere per Lui vuol dire che Lui vive per mezzo nostro. Ed è questo il miracolo della vita cristiana.
Noi tante volte vediamo da una parte l'uomo, la creatura, dall'altra Dio. Non è così! È vero che non è cosi? Con l'Incarnazione del Verbo, l'uomo e Dio sono Uno. Lo sapevi? Il Cristo non è diviso, Egli è Uomo e Dio, ma è Uno. Nella unità della sua persona, si unisce, senza distruggere la distinzione, l'umanità e la divinità, l'uomo e Dio. Tutto questo avviene anche in ciascuno di noi. In un modo diverso da come avviene in Gesù, ma sempre l'unità. Perché di fatto noi siamo una sola cosa con Cristo e essendo una sola cosa con Cristo in qualche modo in noi prolunghiamo il mistero di questa incarnazione per la quale Dio e l'uomo sono Uno.
Nell'Antico Testamento si cantava, si magnificava, l'Alleanza di Dio con il suo popolo.
Qui non si tratta di un'alleanza, si tratta di un'unione, di unità. Io sento di essere la ricchezza di Dio. Tu lo senti di essere la ricchezza di Dio? Io sento di essere la sua proprietà vera. È nel possedere me che Egli possiede ogni cosa. Possibile? Sono un nulla! Di che se ne fa di me? Che cosa se ne può fare di me? Eppure no, io sono la sua ricchezza: non per quello che io sono, ma per il fatto che Egli mi ama. Perché Dio non possiede che il suo Amore, Egli è il suo Amore. Ma nell'amore che Egli mi porta, è presente Lui stesso. Sono la sua ricchezza, così come la ricchezza di uno sposo è la sposa. Ieri abbiamo assistito al matrimonio di Pietro con Sabina. Ebbene che cosa è avvenuto in questo matrimonio? È avvenuto che Sabina si è donata per tutta la vita a Pietro e Pietro ugualmente a Sabina, non è così? Ma rimangono due. In fondo penso che i pensieri non collimeranno mica del tutto mai perfettamente.

Siamo la ricchezza di Dio...
La distinzione fra noi uomini, rimane. Una distinzione che tante volte giunge non all'opposizione, ma ad una certa anche divisione di compiti, divisione di vita, pur senza esserci un'opposizione alla carità. Ma la distinzione rimane. Probabilmente le cose che interesseranno a Pietro, forse non interesseranno a Sabina. Sabina non s'intenderà delle malattie delle pere. Non s'interesserà di questo, s'interesserà di far da mangiare e di far da mangiare bene, perché l'altro goda di quello che fa. Più in là non si va. Ma nel Cristianesimo! Ma nel Cristianesimo, che cosa stupenda! Io sono la ricchezza di Dio. In me Egli possiede ogni cosa perché mi ama. In me, dal momento che mi ama, Egli ritrova Se stesso. Io sono uno con Lui.
Abbiamo noi questa percezione? Forse pensiamo troppo ai nostri peccati. Dobbiamo pensarli, ma in quanto sono perdonati, non in quanto sono ancora qualche cosa che ci divide da Lui, ma come qualcosa che ci manifesta ancora maggiormente l'amore gratuito che Egli ci porta. Non vi sembra? È precisamente per il fatto che nonostante tutto che Egli ci ama, che il ricordo dei nostri peccati può essere per noi motivo di una più grande gioia, la gioia di sentirsi amati per nulla. Perché se Dio ci amasse per qualche cosa, figlioli miei, io dovrei scappare! Come potrebbe amarmi il Signore? Non vi sembra? Se ci dovesse amare per quello che siamo, è meglio non parlarne nemmeno. Rinunciare fino ad ora al Paradiso, perché per noi è impossibile pretendere che Egli possa amarci per quello che noi siamo. Egli ci ama per quello che Lui è e siccome ci ama per quello che Lui è, ci ama di un amore infinito. Siamo noi che siamo amati, ma siamo amati da questo amore che è Lui medesimo, questo Amore infinito di Dio.
Miei cari fratelli, noi dobbiamo vivere questa esperienza! Vedete, io mi avvicino ogni giorno di più alla morte. Non so quanto tempo ancora mi resta. Forse può essere una settimana come qualche mese. Non lo so, non mi interessa. Ma la cosa importante è questa: vivo sempre più nella, come dire, nella curiosità di quello che avviene quando io morirò. Pensate un po' morire: morirò sul letto, per esempio, magari stanco, senza capire più nulla e poi ad un certo momento: scoppia la luce!
Dio che si manifesta all'anima mia!

...ed Egli è tutta la nostra
"Ti ho aspettato tanto", mi dirà, "e finalmente sei venuto!" Signore, gli dirò, "ma come hai fatto ad aspettarmi, se io fuggivo da te?". "Già, ma dove tu fuggivi, là già ero ad aspettarti!" mi dirà il Signore. E io vivrò nella gioia di sentirmi amato, non solo per quello che sono oggi, ma per tutto il tempo della mia vita.
L'amore di Dio mi ha portato, mi ha seguito, mi ha accompagnato in ogni mio giorno. E il giorno stesso della mia morte, sarà il giorno più bello della vita! Il giorno in cui finalmente ogni mio desiderio, ogni mia speranza saranno compiute. Ma più che compiute saranno trascese in modo infinito. Non posso nemmeno pensare alla meraviglia che avrò, perché tutto quello che posso pensare quaggiù dell'amore di Dio è sempre una cosa ben misera nei confronti di quello che la realtà di questo amore sarà. Per me, per ciascuno di voi. Oh, dobbiamo davvero cantare con le letture di stamani. Cantare questo amore immenso di Dio e sapere che, in fondo, non abbiamo davvero da chiedere nulla. Abbiamo già ricevuto ogni cosa se noi davvero crediamo!
Si tratta per noi dunque di credere nell'amore di Dio. L'ho detto tante volte, è vero Francesca? L'ho detto tante volte, che tutta la vita Cristiana consiste in una cosa sola, credere nell'amore. Qualche giorno fa, scusate se faccio un riferimento a me stesso, qualche giorno fa mi giungeva una lettera del cardinale Biffi in cui mi diceva che aveva fatto, durante il suo riposo estivo, la meditazione sul libro La fede nell'Amore. E mi diceva, che io devo pubblicare ancora. Ma è quello che ho sempre detto anche prima che me lo dicesse il cardinal Biffi; che tutta la vita cristiana è nel credere di essere amati. Nel sentire, nel sapere di essere amati, di un amore che vince ogni altro amore. Noi dobbiamo cercare di comprendere questo. Comprendere come tutta la vita cristiana veramente ha il suo fondamento nella fede, e la fede è soltanto la fede nell'amore di Dio.
Non lasciamoci turbare da nulla. Non permettiamo che il timore, l'angoscia debba prendere il nostro cuore, debba turbare il nostro spirito. Un Dio ci ama, ed è con noi. Un Dio ci ama e non ci abbandona. Un Dio ci ama e non vede, non riesce a vedere nulla che possa allontanarci da Lui.
Si tratta dunque di credere nell'amore. E tu Francesca, ci credi? Devi vivere nella gioia, perché chi vuol vivere la vita Cristiana, non può, senza rinunciare ad essere Cristiano, abbandonarsi alla tristezza e al timore, non può. Lo dice anche san Giovanni; la carità getta via, allontana da sé ogni timore, esige l'abbandono di tutto l'essere nostro in un Dio che è presente e ci ama! Questo dobbiamo vivere, soltanto questo. È una cosa semplice.

Lasciamoci amare da Dio...
L'altro giorno, sono venuti qui il figlio di mio nipote Giorgio con Nicola, un bambino che non ha ancora due anni. Come si sentiva amato questo bambino! Come viveva la gioia di sentirsi amato! Davvero tutta la sua vita era godere di essere al centro dell'attenzione, al centro dell'amore di tutti quelli che gli erano vicini. Pensavo, se questo basta a far contento un bambino, il fatto che la mamma e il papà, il nonno poi soprattutto, e la nonna, non vivevano che per lui, cosa dovremmo vivere se avessimo fede e realizzassimo che non una creatura, ma Dio stesso ci circonda di amore!
Noi siamo come quel bambino, non si capisce proprio nulla! Non si capisce proprio nulla. Del resto anche il bambino non capiva nulla, ma si lasciava amare e sentiva di essere amato. Quello che viveva questo bambino, lo dobbiamo vivere anche noi. Non riusciamo a capire perché ci ama. Non sappiamo capire nemmeno quanto è grande il suo amore, ma ci abbandoniamo all'amore di Dio e ci lasciamo amare. Ed è un'altra formula in cui io tante volte ho espresso tutta la vita Cristiana, vi ricordate? Non solo credere nell'amore di Dio ma anche lasciarsi amare!
Lasciatevi amare da Dio, lasciate che egli faccia di voi la sua proprietà, traendovi a sé, vivendo in voi, essendo una sola cosa con lui.

...amandoci tra di noi
Lasciatevi amare. Certo voi sarete amati nella misura che voi vorrete amare. Questa è la condizione posta da Gesù nella parabola che abbiamo ascoltato. Se egli perdona uno che ha dilapidato diecimila talenti, perdona senza chiedere nulla, perdona con un solo atto di volontà. Ed ecco allora la grandezza per me di vivere a casa san Sergio. Non capite voi la grandezza di vivere nella vita comune? Che cosa meravigliosa è vivere insieme. Perché vedete, io sono con Efrem, con Paolo, con Doroteo, con Silverio, tutte persone diverse, uno dall'altro. Ma vivendo insieme con loro ho imparato ad amare, bisogna che accetti l'uno e l'altro, bisogna che ami l'uno e l'altro, di un amore che sia sempre la disponibilità dell'essere ad accogliere l'altro, anche nei suoi limiti. Come Dio ama me.
È l'unica condizione e dicevo proprio per questo che è stato un grande dono quello che il Signore mi ha fatto quando ha voluto che io vivessi nella vita comune. Perché la vita comune c'impegna ad amarci. È impossibile stare insieme senza volerci bene, e dobbiamo imparare ad amarci sempre di più, di un amore vero, di un amore molto umile, semplice, fatto di nulla, ma amore vero. Nonostante tutto. Non possiamo mica amare in modo diverso. Come quel bambino, come si chiamava? Matteo. Come quel bambino che era l'altro giorno davanti alla casa e andava a cercare le pietruzze e ce le portava: una alla mamma e una al papà, uno allo zio don Divo e così via. Non possiamo fare altro che questo. portare dei sassolini a Nostro Signore: che cosa se ne faccia non lo so. Ma è così, noi giochiamo col Signore.
Ma amarci è importante, è importante perché è la condizione di essere amati. Di qui ne deriva l'importanza, dicevo prima, della vita in comune. Perché se noi ci uniamo soltanto in forza di un lavoro comune che dobbiamo compiere, la vita comune non ha raggiunto il suo scopo fondamentale. Se ci uniamo per un servizio alla Chiesa, non ha raggiunto il suo termine ultimo. L'amore non può avere ragioni, l'amore è senza ragione. Si ama perché si ama. Pertanto io debbo amare coloro che Iddio mi mette vicini, in tal modo da essere pronto a dare tutto me stesso per ognuno di coloro che il Signore vuole chi io ami. Da questo amore del prossimo, concreto, reale, vivo, semplice, umile ma reale, dipende il fatto che io d'altra parte, mi senta amato da Dio e viva questo amore divino per me, e goda fino da ora di questo amore immeritato ma reale; pieno ma vivo; grande!
Che il Signore ci doni di vivere la nostra fede cristiana in un amore umile, semplice ma vero, per tutti.
U.S.F.P.V.
© Divo Barsotti



Edited by LiCla - 15/11/2014, 11:11
 
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