IL SENSO DELLA VITA - di Alan Anam Antkuano di Alan AnamAntkuano di Alan Anam
Pubblicato in data 13/mag/2012
Uno dei più grandi doni della creazione è che la vita è senza significato, ovvero nessuna situazione o circostanza è dotata di significato, perché tutto è neutrale. Il significato lo diamo noi, automaticamente, inconsciamente o consciamente. Siamo noi a dare una definizione, uno scopo a una situazione neutrale e ciò è esattamente quello che determina il risultato finale che si ottiene dalla stessa. Ogni situazione è essenzialmente neutra, può essere utilizzata in due modi. Essa è in grado di creare per noi un riflesso positivo o negativo. Solo questo riflesso determina il tipo di energia, vibrazione, atteggiamento, sistema di credenze e definizioni che vengono assegnate ad una specifica situazione. Quindi, non contano le possibili circostanze o le intenzioni di altri ma ciò che gli assegniamo noi. Se gli assegniamo un significato positivo sentiremo un effetto positivo della circostanza, non importa come gli altri ne faranno esperienza. Compiendo cose giuste diventeremo giusti, compiendo cose sbagliate, in noi ci sarà qualcosa di sbagliato, le cose moderate ci renderanno moderati mentre quelle coraggiose ci renderanno coraggiosi. Non bisogna mai giudicare, per non essere giudicati, perché col giudizio con cui giudichiamo saremo giudicati e con la misura con la quale misuriamo, saremo misurati... Quando il mattino ci alziamo dobbiamo pensare che essere vivi è un prezioso privilegio perché respiriamo, siamo in grado di pensare, di provare gioia ed amore. La vita è breve. Evitiamo, dunque, programmi troppo estesi. Ogni giorno, ogni ora ci mostra la nostra nullità e ricorda, a noi smemorati, con qualche nuovo argomento, la nostra fragile natura. Ecco perché noi che facciamo programmi come se la nostra vita fosse eterna, siamo costretti a pensare alla morte. Soltanto chi non sa vivere il presente, infatti, si pone in attesa del futuro. Una ferma conoscenza dei desideri fa ricondurre ogni scelta o rifiuto al benessere del corpo e alla perfetta serenità dell'animo, perché questo è il compito della vita felice. Al raggiungimento di questo stato, noi dovremmo indirizzare ogni nostra azione, al fine di allontanarci dalla sofferenza e dall'ansia. Una volta raggiunto questo stato, ogni bufera interna cessa, perché il nostro organismo vitale non è più bisognoso di alcuna cosa e non deve cercare altro per il bene dell'animo e del corpo. Proviamo bisogno del piacere, infatti, quando soffriamo per la sua mancanza. Per questo noi riteniamo il piacere come principio e fine della vita felice, perché lo abbiamo riconosciuto come bene primo e a noi congenito. Ad esso ci ispiriamo, per ogni atto di scelta o di rifiuto e scegliamo ogni bene in base al sentimento del piacere e del dolore. Vivere in accordo con la vita non vuol solo dire seguire precetti e comandamenti rigidi, che soffocano il cuore e incatenano a forza le passioni ma è un errato modo di vedere la disciplina spirituale. Impariamo ad ascoltare i fruscii dell'aria, i battiti del secondo che passa e torniamo ad essere il bambino stupito dalla vita, e la stessa ci colmerà dei suoi doni. La semplicità è la chiave del presente e permette l'accesso a ricchezze meravigliose ed è per questo motivo che il guerriero spirituale non lascia mai l'istante presente. Per lui, l'istante presente resta eterno perché è lo stato originario del mondo, il suo splendore e la sua fonte. In nessun altro luogo un uomo si può ritirare per trovare la quiete o la libertà se non nella propria anima.
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