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| "Il castagno" tratto da "Narciso e Boccadoro", Herman Hesse Jean Houel "Castagno dei cento cavalli Quando lessi la prima pagina del libro "Narciso e Boccadoro" di Herman Hesse, ricordo di essere rimasta incanta e piacevolmente colpita dall'incipit: una sorta di dedica al castagno, scritta con poesia e leggerezza. Non so perchè mi colpì così piacevolmente, ma ricordo di aver pensato che è uno delle più belle pagine scritte per aprire un romanzo e lo è tuttora. "Davanti all′arco d′ingresso, retto da colonnette gemelle, del convento di Mariabronn, sul margine della strada c′era un castagno, un solitario figlio del Sud, che un pellegrino aveva riportato da Roma in tempi lontani, un nobile castagno dal tronco vigoroso; la cerchia de′ suoi rami si chinava dolcemente sopra la strada, respirava libera ed ampia nel vento; in primavera, quando intorno tutto era già verde ed anche i noci del monastero mettevano già le loro foglioline rossicce, esso faceva attendere ancora a lungo le sue fronde, poi quando le notti eran più brevi, irradiava di tra il fogliame la sua fioritura esotica, d′un verde bianchiccio e languido, dal profumo aspro e intenso, pieno di richiami, quasi opprimente; e in ottobre, quando l′altra frutta era già raccolta ed il vino nei tini, lasciava cadere al vento d′autunno i frutti spinosi dalla corona ingiallita: non tutti gli anni maturavano; per essi s′azzuffavano i ragazzi del convento, e il sottopriore Gregorio, oriundo del mezzodî, li arrostiva in camera sua sul fuoco del camino. Esotico e delicato, il bell′albero faceva stormir la sua chioma sopra l′ingresso del convento, ospite sensibile e facilmente infreddolito, originario d′altra zona, misteriosamente imparentato con le agili colonnette gemelle del portale e con la decorazione in pietra degli archi delle finestre, dei cornicioni e dei pilastri, amato da chi aveva sangue latino nelle vene e guardato con curiosità, come uno straniero, dalla gente del luogo."
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