Saluto Al Sole

- Charles Baudelaire: vita e pensiero - FONTE : Poesia e Narrativa -

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CAT_IMG Posted on 23/6/2014, 15:59     +1   -1

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- Charles Baudelaire: vita e pensiero - FONTE : Poesia e Narrativa -

CHARLES BAUDELAIRE: VITA E PENSIERO

Grande poeta francese nato a Parigi nel 1821 dal secondo matrimonio dell'ormai sessantaduenne Joseph-François, funzionario al Senato, con la ventisettenne Caroline Archimbaut-Dufays. All'età di sei anni era già orfano di padre. Tutta la sua vita risentì di questo perduto sostegno; né varrà a riscattarlo il profondissimo amore per la madre cui farà da schermo l'odio subito avvertito per il patrigno, il maggiore Jacques Aupick, uomo chiuso a ogni intuizione d'arte, consacrato com'era al sentimento dell'ordine e di una rigida misura borghese. Trasferita la famiglia a Lione, dove Aupick era stato nominato colonnello, Baudelaire entrò al Collège Royal (1833) per volontà del patrigno. Ma poi la vita sregolata, la ribellione alle regole comuni e gli ambienti frequentati convinsero il patrigno a farlo imbarcare sul Paquebot des Mers du Sud, diretto in India. Da questo viaggio, interrotto alle isole Maurizio, sorse quell'amore dell'esotismo che riapparirà poi nell'opera del poeta e nasceranno quelle prime liriche entrate a far parte, quindici anni dopo, della prima edizione di "Les Fleurs du Mal" (I fiori del male*). Tutti gli avvenimenti negativi della propria vita lo portarono ad atteggiamenti provocatori ed anticonformisti che caratterizzarono la sua vita:l'amore per l'attrice mulatta Jeanne Duval, la debolezza per l'alcool e per le droghe, i debiti con gli strozzini costrinsero la madre a farlo interdire.Lungo tutto l'arco della sua vita fu ossessionato da problemi economici: le sue poesie suscitarono polemiche nei circoli intelletuali, ma furono ignorate dal gran pubblico, e di questa indifferenza egli risentì profondamente. Malato, egli cercò nell'hashish, nell'oppio, nell'alcol, nell'etere il sollievo alla malattia che nel 1867, dopo la lunga agonia della paralisi, lo uccise .

LA POESIA DI BAUDELAIRE

L'opera di Baudelaire, che avvertì la crisi irreversibile della società del suo tempo, è varia e complessa. La sua poesia, incentrata sulla perfezione musicale dello stile (egli stesso lo definì "matematico"), aprì la strada al simbolismo e allo sperimentalismo, che avranno forti ripercussioni nella poesia del Novecento. Particolare importanza ebbero anche i suoi lavori di critico e di studioso di problemi estetici; i suoi scritti furono raccolti e pubblicati postumi col titolo Curiosità estetiche e Diari intimi nel 1909.
Baudelaire non appartenne a nessuna scuola, fu indipendente, nonostante la sua poesia derivi direttamente dal romanticismo. Sebbene i sentimenti che lo ispirarono fossero puramente romantici, seppe esprimerli in una forma nuova, attraverso dei simboli che riflettevano le sensazioni del mondo inconscio.
Fu il poeta della città "febbrile", pervertita, dei vizi e delle miserie degli uomini, ma anche la ricerca ansiosa dell'ideale, il desiderio e la paura della morte, la fuga dalla vita monotona e normale, la complessità e le contraddizioni dell'uomo, furono temi ricorrenti della sua poesia. Nella poesia L'homme et la mer, tratta da Les Fleurs du mal, Baudelaire compara il mare all'animo umano. L'immensità della distesa marina, la mutevolezza delle sue onde, diventano immagini simboliche che corrispondono ai diversi aspetti e al mistero dell'animo umano. L'esasperazione della ricerca romantica si razionalizza nella coscienza dell'avvenuta frattura storica tra l'immagine dell'arte e la sostanza della vita, tra idéal e spleen. La negazione della morale collettiva e la rappresentazione del male, del demoniaco, del grottesco vengono ideologicamente poste a fondamento della vita così come della poesia.
Il poeta, scrive Baudelaire, è come l'albatro. L'albatro domina col suo volo gli spazi ampi: le sue grandi ali lo rendono regale nel cielo ma se gli capita di essere catturato dai marinai si muove goffo e impacciato sul ponte della nave e diventa oggetto di scherzi e di disprezzo; e sono proprio le grandi ali che lo impacciano nel muoversi a terra.
Anche il poeta è abituato alle grandi solitudini e alle grandi profondità delle tempeste interiori e in queste dimensioni domina sovrano; anche lui come l'albatro può sembrare goffo e impacciato nella realtà quotidiana, nella quale non si muove a suo agio. Il poeta insomma ha il dominio della realtà fantastica, ma nella realtà quotidiana è un incapace e riceve l'incomprensione e il disprezzo degli uomini, esattamente come accade all'albatro. Il poeta è venuto sulla terra per interpretare la realtà alla luce del suo sogno, ribelle alle convenzioni, inabile alla vita pratica, destinato a gettare il discredito sulle comuni passioni, a sconvolgere i cuori, a testimoniare per mezzo dell'Arte d'un mondo magicamente e idealmente perfetto. Per questo il poeta è deriso e perseguitato; per questo Baudelaire nel 1857 venne processato per il suo capolavoro I fiori del male, accusato di immoralità.

"I fiori del male"

Capolavoro di Baudelaire, la raccolta poetica reca fin dal titolo il segno di un'estetica nuova, moderna in cui, grazie alla poesia, le realtà più banali o volgari della natura e della carne (il male), possono acquistare bellezza ed elevarsi al sublime (i fiori). L'opera allude ad una sorta di romanticismo negativo, dove il poeta sperimenta dolorosamente la condizione dell'individuo moderno costretto a sopravvivere in un mondo privo di ideali. Non più vate capace di dare voce alle esigenze comuni, il poeta diventa un solitario, un emarginato destinato ad esprimere la propria angoscia attraverso il rigore formale, pur continuando a sognare un'irraggiungibile bellezza. Si crea così una scissione tra vita, groviglio impazzito di eventi meschini e casuali, e arte, estremo rifugio dall'abiezione della realtà per un mondo di forme perfette e autosufficienti. Baudelaire enuncia con estrema lucidità la sua poetica negativa. L'uomo è irrimediabilmente preda di istinti abietti, di desideri inconfessabili, di comportamenti ipocriti. Lo stesso dolore non ha nulla di nobile, perché è l'effetto di un ineliminabile senso di colpa. Non c'è salvezza quindi se non nel rigore delle forme, unica perfezione e bellezza a cui il poeta può aspirare.


 
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