Saluto Al Sole

- JUAN RAMON JIMENEZ-Biografia -

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CAT_IMG Posted on 17/3/2015, 17:49     +1   -1

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JUAN RAMON JIMENEZ-Biografia

Biografia

Juan Ramón Jiménez (Moguer, 24 dicembre 1881 – San Juan, 29 maggio 1958) è stato un poeta spagnolo. Premio Nobel per la letteratura nel 1956, è stato uno dei più importanti intellettuali della generazione del ’98.
Juan Ramón nacque la vigilia del Natale del 1881 a Moguer, nella provincia andalusa di Huelva. Dopo i primi studi compiuti a Moguer, a undici anni fu messo nel collegio dei Gesuiti di Puerto Santa Maria, vicino a Cadice. Là avvertì le prime tristezze, provocate dalla lontananza dalla famiglia e appena alleviate dai ritorni estivi a Moguer. Conclusi gli studi secondari nel giugno del 1896, Jiménez si iscrisse, per volontà del padre, nella Facoltà di diritto dell'Università di Siviglia, ma non concluse gli studi, poiché la sua aspirazione è volta all'arte, ama la pittura e la letteratura: "Io scrivevo, scrivevo come un pazzo, versi e prose. E, inoltre, li pubblicavo. Nessun giornale o rivista, di Huelva, di Siviglia, di Madrid, a quell'epoca, mi lesinò spazio e, in molti, ebbi un posto di rilievo, il ritratto e persino un compenso. E leggevo, leggevo disordinatamente, tumultuosamente, tutto quanto mi capitava tra le mani". Legge Bécquer, Rosalia de Castro, Verdaguer, i grandi poeti romantici (Byron, Hugo, Heine, Goethe), il Romancero.

Si susseguono i periodici ritorni a Moguer, dove andrà sempre per ritrovare la forza nella sua terra e dove si alza l'albero dalla vasta fronda e dalla grande ombra che, come nel mito, sarà nella successiva visione la sua infanzia e la poesia stessa. In questo periodo inizia l'attività poetica di Ramón con i versi inviati alle riviste e il viaggio nel 1900 a Madrid dove fa la conoscenza di Francisco Villaespesa, che lo introduce nel gruppo di letterati (Salvador Rueda, Jacinto Buenavente, Valle-Inclàn) che fanno circolo intorno a Rubén Dàrio, la cui poesia influenzerà successivamente Jiménez, e saranno costoro che lo aiuteranno a trovare i titoli per i suoi primi libri, Ninfeas e Almas de violeta. Sempre nel 1900 il poeta ritorna a Mouger dove la morte del padre acuisce la sua paura nevrotica per la morte e le malattie. Tra il 1900 e il 1904 la depressione lo costringe a trascorrere lunghi periodi in una clinica ad Arcachon, vicino a Bordeaux e da qui compie viaggi in Svizzera e in Italia e si dà alla lettura dei poeti simbolisti. In Francia Jiménez si era avvicinato alla poesia di Mallarmé, Rimbaud, Laforgue, Baudelaire ed era entrato in contatto con i poeti del Mercure e con Jammes. Si era così allontanato dall'influenza di Rubén Dario per scoprire Béquer. Nel 1902 pubblica Rimas e fa la conoscenza di Pio Baroja, dei fratelli Antonio e Manuel Machado e di Miguel de Unamuno. Nel 1903 appare Arias tristes e vanno formandosi Jardinés lejanos e Pastorales. Nello stesso anno fonda, insieme a Martìnez Sierra e a Ramon Pérez de Ayala, la rivista Helios, aperta alle grandi correnti letterarie europee. Dal 1905 al 1912 Jiménez risiede isolato a Moguer, scrive intensamente e incontra l'asinello Platero, che, diventato personaggio della sua poesia, lo accompagnerà per sempre e stringe amicizia con il pittore Sorolla. Ritorna a Madrid per tre anni, fino al 1915, coltivando l'amicizia con Unamuno, Machado, Ortega y Gasset e i più giovani Garcia Lorca, Alberti e Dalì. Nel 1916 si imbarca per New York per sposare Zenobia Camprubì Aymar, conosciuta a Madrid tre anni prima e con la quale aveva lavorato alla traduzione dall'inglese dei testi di Rabindranath Tagore, scrivendo anche la prefazione per il libro pubblicato nel 1915. In quello stesso anno, così decisivo per la sua vita e la sua poesia, egli scrive Estio e durante il viaggio per New York, in nave, scriverà Diario de un poeta reciencasado e apprenderà con dispiacere la morte del maestro di tutti, Rubén Dario.

La poesia di Jiménez, che accoglie nei suoi versi la purezza di Tagore e che risente dell'influenza di Goethe diventa universale e il poeta è al centro della vita culturale del suo paese. Poco dopo la guerra civile spagnola il poeta insieme alla moglie lascia la sua patria per gli Stati Uniti: qui cerca invano di spingere il governo ad intervenire per riportare la pace in Spagna. Trascorre un breve periodo a Porto Rico, quindi si stabilisce con la moglie all'Avana. Nel 1946 è colpito da una grave depressione. Di esilio in esilio il destino lo spinge di nuovo a Porto Rico dove egli insegna all'università, ma nel 1956 lo accoglieranno gli avvenimenti ultimi della sua vita, la morte della moglie Zenobia, avvenuta tre giorni dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura e infine, nel 1958, la morte.

Poetica
La poesia di Juan Ramòn Jiménez è alla radice del contemporaneo "Siglo de oro" (il Secolo d'oro) della poesia spagnola. Lorca, Salinas, Guillen ne hanno assorbito il succo, mentre Unamuno, Machado e Ortega, oltre all'amicizia con il poeta ne hanno raccolto i riflessi. La poesia di Jiménez segue un percorso ben preciso che va dal simbolismo ai miti della perfezione formale passando dalla musicalità esteriore ad una musica sottile che nasce dall'interno. Vladimir Weidlé definisce la poesia di Jimènez "Mistero in piena luce" e la definizione è perfetta per disegnare i contorni di una poesia tesa tra intelligenza e passione, tra estasi e domanda, tra natura e spirito. Una poesia che ha il valore di simbolo nel paesaggio così diverso della lirica novecentesca, la lirica di un solitario, instancabile ricercatore di emozioni. La lirica del suo primo periodo, fino al Diario de un poeta reciencasado, rappresenta caratteri tipici del simbolismo, che dalla ricchezza modernista attinge solo una consumata sensibilità decadente.

I primi libri, Ninfeas e Almas de violeta sono romantici con evidenti influssi di Heine e di Becquer tanto da far avvicinare il poeta ai pittori impressionisti, anche per la coincidenza della prima raccolta juanramoniana con il nome Nymphéas dato da Monet ai suoi paesaggi dipinti tra il1890 e il 1900. Il romanticismo non scomparirà presto dalla poesia di Jiménez. In Arias tristes vi è una immagine di grande dolcezza e di mesta elegia che si farà sentire in tutto il primo Jiménez. In Arias tristes il poeta elabora un lessico ristretto che costituisce un paradigma di simboli intorno alle immagini della notte, della luna, del giardino. La comunione con la natura si fa sentire nella percezione magica di un tempo che non ha tempo, di uno spazio lontano, quello del villaggio e quindi quello di una infanzia salvatrice. Nei paesaggi stilizzati di Jardines lejanos risuonano le cadenze della poesia di Verlaine con il ritmo di una solitudine crepuscolare. Il tema della morte, così ricorrente nella poesia di Jimenez, sta a significare la fugacità dell'uomo, ma l'attardarvisi è anche un tentativo per comprenderla ed accettarla. Lo smarrimento delle illusioni è molto intenso in Elejias mentre in La soledad sonora la solitudine acquista un valore positivo, quasi una opportunità di unione più profonda con la natura e quindi con la poesia.

La centralità del tema amoroso
Sonetos espirituales segna un primo cambiamento ed in esso, alla malinconica passività, si sostituisce la centralità del tema amoroso che rispecchia, nella vita reale di Jimenéz, il rapporto iniziato con Zenobia. Poesia e anima sembrano coincidere nelle terzine del sonetto A mi alma che sembrano una specie di manifesto poetico: Signo indeleble pones en las cosas. /Luego, tornada gloria de las cumbres, /reviviràs en todo lo que sellas. //Tu rosa serà norma de las rosas; tu oìr, de la armonia; de las lumbres /tu pensar; tu velar, de las estrellas.
Poni un segno indelebile€ alle cose. /Gloria di cime, poi, ti riconduci /a vita in quel che stai per sigillare. //La tua rosa sia norma delle rose; /dell'armonia, il tuo udito; delle luci; /il pensare; degli astri, il tuo vegliare.
Il vegliare inquieto delle stelle è l'ultima norma che rappresenta la poetica dell'idea, come attività del pensiero e la rosa intesa come norma è l'essenza della bellezza. Al centro di Estio l'amore acquista stabilità attraverso l'appropriazione della donna amata, ricreata nell'anima del poeta che, in questo modo, è pronto a varcare l'oceano che diventa spazio concreto e nello stesso tempo simbolo di uno spazio puramente spirituale.

Il verso libero
In Diario de un poeta recìen casado, che nell'edizione successiva sarà intitolato Diario de poeta y mar, avviene un'importante svolta. La scelta dei paradigmi lessicali è differente da quella dei libri precedenti, soprattutto per la scarsità degli aggettivi sensoriali. Il materiale viene condensato in brevi segmenti e viene usato il verso libero, forma appropriata per il poeta che non vuole essere dominato dalla poesia ma controllarla e risalta l'alternanza dei versi con una prosa poetica ricca di sfumature.
Il punto di arrivo
Il punto di arrivo di questa fase della ricerca di Jiménez si trova in La estación total che risale agli anni tra il 1923-1936, anche se la pubblicazione avviene nel 1946. Ora, anche la morte, come fine del tempo, acquista un senso positivo e il poeta impara il linguaggio dell'universo nelle manifestazioni della natura accettando così l'ascendenza platonica e romantica. Questa stessa concezione verrà sviluppata in Animal de fondo, dove egli fa risalire l'immagine della propria opera poetica all'identità di amore e bellezza che si manifestano nell'universo. La poetica di Jiménez è in accordo con le posizioni ideologiche degli anni venti illustrate da Ortega y Gasset e l'obiettivo è quello di raggiungere la "purezza" nella poesia intesa come attività dello spirito astratta dalle realtà corporee e dal mondo delle passioni per esaltare il potere puramente creativo.

- FONTE : ARTE & POESIA -

 
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Amante della Pace
CAT_IMG Posted on 18/3/2015, 03:23     +1   -1




IO NON SONO IO

Io non sono io.
Sono colui
che cammina accanto a me senza che io lo veda;
che, a volte, sto per vedere,
e che, a volte, dimentico.
Colui che tace, sereno, quando parlo,
colui che perdona, dolce, quando odio,
colui che passeggia là dove non sono,
colui che resterà qui quando morirò.

***

YO NO SOY YO

Yo no soy yo.
Soy este
que va a mi lado sin yo verlo;
que, a veces, voy a ver,
y que, a veces, olvido.
El que calla, sereno, cuando hablo,
el que perdona, dulce, cuando odio,
el que pasea por donde no estoy,
el que quedará en pié cuando yo muera.

 
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CAT_IMG Posted on 18/3/2015, 07:44     +1   -1

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Grazie per aver aggiunto questa stupenda lirica...voleva essere un omaggio di questa biografia

al Tuo Poeta preferito...e complimenti per i Tuoi progressi, ciao grazie alla prossima, serena giornata.



:amici forum: :buon appettito: :sole:

 
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