Quando qualche settimana fa un mio fraterno amico mi parlò di Mozart, mi disse: "Mozart aveva un dono!" Questa semplice frase fece scattare un meccanismo interiore che mi portò a compiere un viaggio tra le anguste pareti della mente. Un dono... Mozart aveva un dono che gli permetteva di dare agli altri qualcosa, di comunicare un'armonia tramite l'armonia stessa e questa era solo il principio di qualcosa di molto più grande, era solo il centro dal quale innalzarsi. Ma questo dono ce l'aveva solo Mozart? Perché noi non possiamo avere un dono simile? Perché noi non riusciamo a sviluppare una qualità che ci permette di comunicare e di essere geniali? Così sono andato avanti per ore, o forse solo per un attimo?... sapete, in certe condizioni il tempo non si riesce a percepire bene. Ho cercato sempre più in fondo, ancora più avanti ed ancora più giù, li, nel buio della mente e non trovavo, non riuscivo a trovare una risposta alle mie domande, non riuscivo a capire quale dono avessi mai. Poi, ad un tratto, mentre tutto ormai sembrava perduto, un lampo. Una voce mi disse: "Siediti e scrivi!".
In effetti, ognuno di noi ha un dono, ma spesso siamo così occupati a fare qualcosa di molto più importante che esprimerlo... stiamo guardando la TV o giocando una scommessa o addirittura, nelle migliore delle ipotesi, leggendo un libro che ci prende e ci trasporta. Siamo così abituati ad occupare il nostro tempo verso l'esterno di noi stessi che abbiamo dimenticato del mondo che si trova dentro di noi e proprio in questo mondo si trova il nostro "dono".
Ma guarda... abbiamo un qualcosa di così prezioso e dove si trova? In un posto dove non andiamo mai! Abbiamo lasciato quel qualcosa di noi che ci distingue dagli altri, ma che ci unisce al Tutto, proprio dove non guardiamo mai.
Ci distingue dagli altri perché ognuno ha il suo dono. Qualcuno sa suonare, qualcun altro sa dipingere, qualcun altro ancora sa scrivere e non parlo solo di arte, ma anche di altro, qualsiasi cosa che ci rende speciali, qualcosa che, mentre la facciamo, ci fa sentire unici e ci fa dire: "In questo momento IO SONO!".
Quando sfruttiamo il nostro dono non è un agire per interesse, ma è solo ed esclusivamente per "essere".
Provate a chiedere ad un musicista quando scrive in piena ispirazione. Penso proprio che vi risponderà che non lo sta facendo per soldi, ma lo sta facendo per farlo. Forse neanche lui ve lo saprà spiegare ed è normale, è giusto che sia così, perché effettivamente non si può spiegare, è Segreto!
Quando sfruttiamo il nostro dono, ci rendiamo conto che stiamo danzando nell'armonia universale; in quell'istante di esistenza assoluta siamo parte del Tutto, come una stella che si muove seguendo la spirale della galassia. In quel momento e solo in quel momento noi possiamo capire di essere parte del Tutto ed, essendone parte, essere il Tutto stesso.
Quindi, perché non iniziare a guardare dentro di noi, a compiere quel viaggio che sia Mozart che Dante hanno rappresentato nelle loro opere.
Osservatevi, entrate dentro di voi ad occhi chiuse e guardate le immagini che si presentano a voi, così come i vostri sogni. Si, perché proprio così il vostro mondo interiore vi parla e vi spinge ad entrare in lui, o forse è meglio dire in lei, per ritrovare il vostro dono, per ritrovare voi stessi e ritornare in quell'armonia universale che cantano i poeti, in quel centro da dove qualcuno, sfruttando il suo dono, si identificò nell'Amor che move il sole e l'altre stelle.
Ognuno di noi ha quel dono, che se è naturale lo definiamo talento, se spirituale carisma, ma c'è una condizione perché possa esprimersi essere ridonato ed edificare
